Salvatore Molettieri è il Gigante dell’Aglianico montemaranese. Un aglianico, il suo, che vanta una robustezza oggi sconosciuta ai maggiori vini irpini, ma che consente ai suoi Taurasi di godere di una vita lunghissima e di mostrare, anche dopo molti anni, un carattere che pochi vini possiedono. Un carattere che rimanda immediatamente a quello di Salvatore, tenace vignaiolo con i piedi e il cuore saldamente radicati nel suo territorio, Montemarano. Figlio di una tradizione contadina fra le più genuine, Salvatore ha conservato l’idea della terra come valore, facendo delle sue vigne un capolavoro di esperienza e innovazione. Gentiluomo per natura, ha trasfuso l’impronta di un animo forte e gentile nella sua produzione, creando vini che non si può fare a meno di apprezzare.
I grappoli maturi pendono dai filari, allineati in un terreno argilloso e poco calcareo, con il loro carico di alcool e zuccheri naturali, che alla pigiatura sprigioneranno tutti i sentori balsamici che diverranno la preziosa dote dei suoi vini. Diversi gli appezzamenti coltivati a vigneto e adagiati sulla parte più alta delle colline di Montemarano, dove le viti beneficiano di un clima continentale, con forti escursioni termiche, che permettono vendemmie tardive e una maturazione lenta che si rinnova nel lento affinamento necessario a ciascuna bottiglia per esprimersi al meglio.
La Vigna Cinque Querce, in particolare, per la sua posizione e per le tecniche di allevamento utilizzate, rappresenta il cru aziendale, che a distanza di oltre tre lustri regala freschezza e aromi con vini da meditazione.
Che sia aglianico di natura più giovane, Taurasi DOCG di vecchio stampo o più morbido come nell’interpretazione dell’etichetta Renonno, Salvatore Molettieri segue ogni sua creatura con la devozione attenta che ogni buon padre mette nell’allevare i figli. I risultati parlano da soli: un calice di Molettieri si assapora prima con la vista, che gode di una gamma di rossi che spazia dal rubino ai rossi aranciati, a seconda delle annate; poi con il naso, che si tuffa nel bicchiere ad inalare aromi di sottobosco, erbacei o maturi come un buon tabacco, e infine si lascia scivolare lentamente in bocca, avvolgendo il palato di tutta una gamma di sensazioni estremamente piacevoli, dalla robusta sapidità alla lunga e fresca persistenza.
Un dono, insomma, più che un prodotto, per quanti fanno del vino oggetto di vera cultura e di puro piacere.